Cut-up burroughsiano applicato a "La pulizia degli spazi"
(Space Cleaning)
Finisce un’epoca e ne comincia una nuova. O forse vogliamo illuderci che sarà così… Si gettano le cose vecchie e inutili, si ridipingono le stanze con colori nuovi, si seppelliscono i nuovi morti… Si disseppelliscono quelli vecchi solo per accorgersi che non sono ancora stati consumati dal tempo. Il sepolto ridiventa attuale; il consueto appassisce sotto il cocente sole dell’ovvietà giornaliera. La primavera assume nuove forme speranzosamente macabre e il bisogno di rinnovamento si manifesta in mille (strani) modi. Cambiamento, movimento, mutamento, evoluzione, pulizia, liberazione, leggerezza, novità, perdita, rivoluzione, rinnovamento, soddisfacente stanchezza, necessario abbandono, revisione degli atteggiamenti, riscoperta di legami e di storie personali, accademici comunicati che annunciano la fine di un percorso mai realmente iniziato… crisi dinamica e costruttiva. Per imparare a vedere, sempre e comunque, il bicchiere mezzo pieno! “…Mi piacciono le scelte radicali, la morte consapevole che si autoimpose Socrate…” – mi suggerisce un vecchio maestro. Il rullo intriso del pittore sul muro stanco gira come
Segue il risultato.
Nuova.
O forse vogliamo illuderci che strapperà via il verbo “avere” senza “e” inutili, si ridipingono le stanze con cleaning e l’elogio degli iconoclastici morti… Si disseppelliscono quelli della crisi. Necessaria è la distruzione, sono ancora stati consumati dal tempo.
Appartenenti al proprio vissuto, quieto appassisce sotto il cocente sole. Immagini provenienti dalla passata primavera che assume nuove forme e la morale in vista di significative azioni di rinnovamento si manifesta in un altro gradino spazio-temporale (l’e-movimento, mutamento, evoluzione, stagnanti…)
L’epoca “pubblica” della perdita, rivoluzione, rinnovamento, apparizioni, presenzialismo culturale, abbandono, revisione, cede il passo allo studio personale e di storie personali, accademici meccanismi commerciali, al nuovo percorso mai realmente iniziato… Lettura di vita e di libri comprati e che son rari a vedere, sempre e comunque. La vita si coniuga ad un maggior bisogno di scelte radicali, la morte architettonica. “Rimuovere polvere e rate” – mi suggerisce un vecchio che fa finta di essere sano; concedersi un nuovo muro stanco che gira come
Agire nella retroguardia superflua e un giorno la morte ci battaglia. E forse dell’intera guerra.
Finisce un’epoca e ne comincia una… Chiederci il permesso. Lo space sarà così… Si gettano le cose vecchie e diventano strumenti necessari i colori nuovi, si seppelliscono i nuovi ioni delle immagini inflazionate e i vecchi solo per accorgersi che non studiano: per fare spazio alle nuove.
Il sepolto ridiventa attuale; il consueto conta e per ripulire l’onda emotiva dell’ovvietà giornaliera la poni in futuro. Segnare il passo, salire speranzosamente macabri e il bisognesimo, dimenticare le abitudini in mille (strani) modi.
Cambiamento, la vita fatta di vane glorie, squallida pulizia, liberazione, leggerezza, novità, approcci cartacei forzati e meschini, soddisfacente stanchezza, necessario al silenzio, alla lontananza dagli atteggiamenti, riscoperta di legami e per troppo tempo trascurate letture.
Comunicati che annunciano la fine di oblati. Il bisogno di essenzialità nella crisi dinamica e costruttiva. Per impegno di “space cleaning” culturale e bicchiere mezzo pieno!
Miopia; anticaglie; aggiustare il tiro; il fare consapevole che si autoimpose Socr e insospettabili possibilità; ristabilire il maestro.
Il rullo intriso del pittore sutà; fare leva sull’ordine esterno per preghiera di un monastero buddista… che l’occhio vuole la sua parte…
Prende vita dall’attrito e dall’eco di proverbia, per determinare l’esito ci accorgiamo che siamo prigionieri…
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